Buon venerdì lettori! Andiamo avanti con le recensioni arretrate e oggi vi propongo la mia opinione su Memorie di un Cyborg di Alex Zaum, che la Eden Editori mi ha gentilmente inviato. Prima, come al solito vediamo qualche dato:
di Alex Zaum
Eden Editori - XXX pagine
Link all'acquisto: 15.00 euro
Link all'acquisto: 15.00 euro
Sean Parker è un cyborg che sta perdendo la memoria e, con essa, la
sua identità. È nato alla fine del XX secolo, ma vive nel 2048, in un
mondo in cui le corporazioni controllano la sicurezza, l'economia e,
soprattutto, le ultime riserve di acqua potabile. Viene ingaggiato dalla Stilla Corporation, insieme al suo socio ed
amico Christopher Tuttle, per ritrovare il misterioso Progetto 2037,
rubato in maniera inspiegabile dai laboratori segreti della Stilla di
Johannesburg. L'indagine porterà i due detective indipendenti a viaggiare
attraverso un mondo distopico e ad incontrare terroristi, emissari
corporativi e i sopravviventi, ovvero i reietti che non possono
permettersi l'acqua potabile.
Lettori, voi ormai sapete che cerco sempre di fare recensioni senza spoiler, ma per questo romanzo sarà più difficile del previsto a causa della sua struttura: è diviso in tre parti distinte, ciascuna ambientata in tre aree differenti del pianeta, ed è in realtà possibile leggere il testo non necessariamente nell'ordine dei capitolo in cui ci viene presentato. In ogni caso cercherò di spiegarmi senza scendere troppo nei dettagli!
Siamo nel 2048, come spiega la sinossi, e il pianeta Terra è uscito da pochi anni dalla Terza Guerra Mondiale, conflitto condotto a suon di attacchi chimici ha causato un disastro ambientale: ora l'acqua potabile del pianeta è notevolmente ridotta e cosa succede quando c'è molta domanda e poca offerta del medesimo prodotto? Monopolio. Ci troviamo quindi davanti ad una corporazione internazionale che detiene il commercio dell'acqua potabile, riservata ormai ai pochi fortunati che possono permettersela. Tutti gli altri diventano "sopravviventi", termine che inizialmente avevo bocciato come errore e che invece si riferisce a quegli esseri umani che sopravvivono ingerendo cibo e acqua tossici.
La questione del mondo diviso in "ricchissimi" e "poverissimi" è qualcosa di legato alla fantascienza distopica: siamo molto lontani dai positivi risvolti che ci propone la serie classica Star Trek, il mondo che Zaum descrive non è un mondo per deboli. C'è stato qualcosa, per tutta la durata del romanzo, che mi ha costantemente fatto ricordare Il verbo di Sonmi-451, ovvero la quinta storia raccontata in L'atlante delle nuvole. Non che ci sia qualcosa di male: qualunque genere letterario fatica a reinventarsi, la fantascienza viene ormai proposta al pubblico su più livelli narrativi (libri, film, serie tv) e non trovare qualcosa che ci faccia immediatamente ricordare qualcos'altro diventa difficile. Anche in Memorie di un Cyborg quindi abbiamo un mondo in cui i più benestanti possono permettersi non solo l'acqua e il cibo, ma anche chirurgia estetica notevolmente avanzata e beni di lusso, mentre gli indigenti si avvelenano giorno dopo giorno per loro stessa mano nutrendosi di cibo tossico. Si tratta di una tematica che, trattata in modo diverso, è molto cara al genere fantascientifico e Alex Zaum la fa propria con notevole maestria, inserendo elementi nuovi.
Il protagonista, voce chiave di gran parte del romanzo, è Sean, che sceglie volontariamente di diventare un cyborg. La gestione di questo personaggio da parte dell'autore è molto buona: il fatto di aver rinunciato per propria volontà alla sua identità di umano rende Sean molto particolare, la questione della memoria come base identitaria di un individuo è un'idea ottima, legata a filo doppio a correnti di pensiero che ho studiato all'università e che mi ha fatto molto piacere ritrovare qui. Inoltre, ma questa forse è solo una mia impressione, ho riconosciuto nei comportamenti di Sean alcune caratteristiche di chi contrae il morbo di Alzheimer (da non confondere con la demenza senile) e cerca disperatamente di non cedere all'avanzare della malattia.
Anche il personaggio di Zeta è apprezzabile, anche se confesso che è proprio lui che mi impedisce di dare un punteggio pieno al romanzo: vista la tipologia di personaggio (e qui non posso davvero dire molto perché rischio di svelare tutto subito) mi aspettavo qualcosa di innovativo, invece sono rimasta un po' delusa perché di caratterizzazioni simili ce ne sono a iosa nella letteratura moderna.
In generale il romanzo procede ad un buon ritmo, Zaum sa dosare le parole nel modo giusto e non concede al lettore la possibilità di distrarsi (il che è decisamente un bene). Lo stile è semplice, ma molto curato, piacevolissimo; tuttavia si avverte come un muro tra il lettore e i personaggi, in qualche modo si fatica a immedesimarsi con loro. C'è una barriera di tipo emotivo che andrebbe abbattuta entro pochi capitoli, invece si arriva alla fine consapevoli di aver letto un libro bello, ma migliorabile.
Comunque quattro virgolette su cinque sono tutte meritate, un romanzo perfettamente godibile.
Molto bello!
Lettori, voi ormai sapete che cerco sempre di fare recensioni senza spoiler, ma per questo romanzo sarà più difficile del previsto a causa della sua struttura: è diviso in tre parti distinte, ciascuna ambientata in tre aree differenti del pianeta, ed è in realtà possibile leggere il testo non necessariamente nell'ordine dei capitolo in cui ci viene presentato. In ogni caso cercherò di spiegarmi senza scendere troppo nei dettagli!
Siamo nel 2048, come spiega la sinossi, e il pianeta Terra è uscito da pochi anni dalla Terza Guerra Mondiale, conflitto condotto a suon di attacchi chimici ha causato un disastro ambientale: ora l'acqua potabile del pianeta è notevolmente ridotta e cosa succede quando c'è molta domanda e poca offerta del medesimo prodotto? Monopolio. Ci troviamo quindi davanti ad una corporazione internazionale che detiene il commercio dell'acqua potabile, riservata ormai ai pochi fortunati che possono permettersela. Tutti gli altri diventano "sopravviventi", termine che inizialmente avevo bocciato come errore e che invece si riferisce a quegli esseri umani che sopravvivono ingerendo cibo e acqua tossici.
La questione del mondo diviso in "ricchissimi" e "poverissimi" è qualcosa di legato alla fantascienza distopica: siamo molto lontani dai positivi risvolti che ci propone la serie classica Star Trek, il mondo che Zaum descrive non è un mondo per deboli. C'è stato qualcosa, per tutta la durata del romanzo, che mi ha costantemente fatto ricordare Il verbo di Sonmi-451, ovvero la quinta storia raccontata in L'atlante delle nuvole. Non che ci sia qualcosa di male: qualunque genere letterario fatica a reinventarsi, la fantascienza viene ormai proposta al pubblico su più livelli narrativi (libri, film, serie tv) e non trovare qualcosa che ci faccia immediatamente ricordare qualcos'altro diventa difficile. Anche in Memorie di un Cyborg quindi abbiamo un mondo in cui i più benestanti possono permettersi non solo l'acqua e il cibo, ma anche chirurgia estetica notevolmente avanzata e beni di lusso, mentre gli indigenti si avvelenano giorno dopo giorno per loro stessa mano nutrendosi di cibo tossico. Si tratta di una tematica che, trattata in modo diverso, è molto cara al genere fantascientifico e Alex Zaum la fa propria con notevole maestria, inserendo elementi nuovi.
Il protagonista, voce chiave di gran parte del romanzo, è Sean, che sceglie volontariamente di diventare un cyborg. La gestione di questo personaggio da parte dell'autore è molto buona: il fatto di aver rinunciato per propria volontà alla sua identità di umano rende Sean molto particolare, la questione della memoria come base identitaria di un individuo è un'idea ottima, legata a filo doppio a correnti di pensiero che ho studiato all'università e che mi ha fatto molto piacere ritrovare qui. Inoltre, ma questa forse è solo una mia impressione, ho riconosciuto nei comportamenti di Sean alcune caratteristiche di chi contrae il morbo di Alzheimer (da non confondere con la demenza senile) e cerca disperatamente di non cedere all'avanzare della malattia.
Anche il personaggio di Zeta è apprezzabile, anche se confesso che è proprio lui che mi impedisce di dare un punteggio pieno al romanzo: vista la tipologia di personaggio (e qui non posso davvero dire molto perché rischio di svelare tutto subito) mi aspettavo qualcosa di innovativo, invece sono rimasta un po' delusa perché di caratterizzazioni simili ce ne sono a iosa nella letteratura moderna.
In generale il romanzo procede ad un buon ritmo, Zaum sa dosare le parole nel modo giusto e non concede al lettore la possibilità di distrarsi (il che è decisamente un bene). Lo stile è semplice, ma molto curato, piacevolissimo; tuttavia si avverte come un muro tra il lettore e i personaggi, in qualche modo si fatica a immedesimarsi con loro. C'è una barriera di tipo emotivo che andrebbe abbattuta entro pochi capitoli, invece si arriva alla fine consapevoli di aver letto un libro bello, ma migliorabile.
Comunque quattro virgolette su cinque sono tutte meritate, un romanzo perfettamente godibile.
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