Ciao a tutti, amici lettori! Buona domenica! Oggi vi voglio regalare un'intervista: dico "regalare" perché per me questa intervista è stata un po' un regalo. Romina Casagrande è una delle autrici che ho scoperto quest'anno ed è stata una vera rivelazione, vorrei vederla in tutte le librerie perché ha molto talento ed avere avuto la possibilità di rivolgerle delle domande mi ha resa felicissima. Spero che anche per voi lettori sia interessante! Se ancora non conosceste Romina, andate a vedere la recensione di Lontano da te qui sul blog. Ed ora, passiamo alle domande!
- Ciao, Romina! Benvenuta sul blog!
Grazie per l’ospitalità! Felicissima di essere tua ospite!
- Partiamo da una domanda che pongo spesso: c'è stato un momento di folgorante ispirazione che ti ha dato l'idea per Lontano da te? O la trama è frutto di una lunga riflessione?
L’idea di una storia incentrata sulla vicenda di Elizabeth Siddal, la modella di Ophelia, e Dante Gabriel Rossetti è nata qualche anno fa. Mi aveva colpito moltissimo la vita di questa giovane donna, musa per caso, icona di un’epoca storica e artistica, e a sua volta artista, per scelta e per necessità. Mi ha incuriosita la sua relazione con Rossetti e, approfondendo la tematica, mi ha molto commossa. È una storia tragica, di passione, ma anche di crescita personale. Lizzie era molto coraggiosa.
Tutte le vicende che ruotano attorno a loro e al quadro, l'asse temporale spostato nella contemporaneità, sono invece venuti in seguito, dopo aver riflettuto molto sul taglio da dare alla storia.
- La tua passione per il movimento artistico dei Preraffaelliti traspare da ogni pagina del romanzo. Ci sono altre correnti artistiche che ti rappresentano?
Amo artisti molto differenti tra loro. Mi piacciono i colori della Pop Art, ma adoro anche le linee di Toulouse Lautrec, riprese da Schiele. Mi appassionano soprattutto le vite dietro le opere. Anche quelle meno famose. A volte è interessante chiedersi perché alcune opere siano arrivate fino a noi e siano tanto conosciute e apprezzate, mentre di altre si sappia così poco, nonostante il loro valore artistico.
- Vorrei ora parlare della Romina dietro il romanzo. Come sei approdata alla scrittura? Hai seguito un percorso specifico?
Ho seguito la mia ispirazione e la mia curiosità. E poi, sono stata molto fortunata perché ho incontrato sul mio percorso persone, professionisti, che mi hanno insegnato molto e mi hanno dato consigli che ho cercato di seguire. Ho scritto il mio primo libro, Amailija, in un momento per me difficilissimo. Se lo rileggo ora, mi sorprendono invece la sua leggerezza, le sue atmosfere tra la leggenda e il sogno e l'ironia di alcuni passi. È come se scrivere quella storia mi avesse aiutata a tirare fuori quanto in quel momento mi mancava, bilanciando la mia realtà. Devo moltissimo a quel libro. Mi ha fatto capire che in fondo avevo sempre creato storie, ma le avevo tenute nascoste dentro di me. Potevo farlo, potevo scrivere, e dare un aspetto compiuto ai mondi sotterranei in cui mi capitava di perdermi. È stata una scoperta bellissima, di libertà, alimentata da un grande entusiasmo.
- Come ti sei trovata a doverti orientare nel mondo editoriale? Lo definiresti un universo competitivo?
La parte migliore è quando scrivo. Mi sembra anche la parte più facile! Credo che quello dell'editoria sia un universo difficile e competitivo… un labirinto. È importantissimo affidarsi a professionisti onesti (anche se a volte non è facile riconoscerli). Ma, soprattutto, lavorare con passione per migliorarsi.
- Che ne dice la tua famiglia?
Mia mamma non legge volentieri fantasy, per cui le manca parte della mia prima produzione. Ha letto gli ultimi libri (che non sono fantasy) e le sono piaciuti moltissimo. Da brava tedesca non è facile ai complimenti e ogni suo apprezzamento per me ha un valore più autentico e profondo. Mio padre mi ha sempre incoraggiata. È stata la prima persona a leggere Amailija quando era poco più che una bozza stentata e piena di tutti i possibili difetti di un'esordiente allo sbaraglio. Eppure era entusiasta e mi ha dato la forza di crederci. Mio padre purtroppo non c’è più, ma resta il mio primo lettore, sempre. Penso a lui ogni volta che comincio una storia, ogni volta che la vedo pubblicata. Avrei così tante cose da dirgli.
- Oltre alla scrittura e all'arte, ci sono altre passioni portanti nella tua vita?
La natura, gli animali! Ho due cani, che sono parte del mio cuore. Ultimamente ho scoperto il mondo affascinante dei pappagalli, creature dall’intelligenza sorprendente. Anche ora, mentre scrivo, ho i miei cani sdraiati accanto e Tito (il mio parrocchetto monaco) che sgranocchia il suo biscotto. La mattina mi saluta dicendomi «buongiorno» e quando squilla il mio telefono risponde con «pronto». È molto buffo perché imita anche i miei toni.
- Hai nuovi progetti in cantiere? Puoi darci qualche anticipazione?
Continuo sulla linea cominciata con La Medusa e proseguita con Lontano da te: scoprire opere d’arte attraverso le vite dei protagonisti, più o meno famosi, compresi i retroscena che conferiscono spessore e umanità a un mondo che rischia di restare freddo e settoriale, chiuso in un'autoreferenzialità fatta di linguaggi specialistici. Lo trovo invece così pieno di vita e di esempi straordinari, nei quali chiunque può riconoscersi. Gli artisti non sono figure inaccessibili o tormentate dal genio. Anche se convivere con un artista non sempre è facile…Questa volta, però, andremo nella Parigi di inizi Novecento, a seguire le orme di una pittrice molto particolare!
- Parlando da autrice già pubblicata, che consiglio daresti a chi sta leggendo le tue parole e vorrebbe a sua volta scrivere romanzi?
Magari potessi dare dei consigli! Forse la cosa che mi sentirei di dire è di lavorare con passione e umiltà. Non lasciare che nessuno dica cosa dobbiamo sognare o ci impedisca di farlo. Con il buon senso, però, di ascoltare i consigli di chi ammiriamo e stimiamo.
- Grazie mille per essere stata con noi, Romina! Spero di ospitare presto il tuo nuovo libro!
Grazie di cuore a te!
Grazie per l’ospitalità! Felicissima di essere tua ospite!
- Partiamo da una domanda che pongo spesso: c'è stato un momento di folgorante ispirazione che ti ha dato l'idea per Lontano da te? O la trama è frutto di una lunga riflessione?
L’idea di una storia incentrata sulla vicenda di Elizabeth Siddal, la modella di Ophelia, e Dante Gabriel Rossetti è nata qualche anno fa. Mi aveva colpito moltissimo la vita di questa giovane donna, musa per caso, icona di un’epoca storica e artistica, e a sua volta artista, per scelta e per necessità. Mi ha incuriosita la sua relazione con Rossetti e, approfondendo la tematica, mi ha molto commossa. È una storia tragica, di passione, ma anche di crescita personale. Lizzie era molto coraggiosa.
Tutte le vicende che ruotano attorno a loro e al quadro, l'asse temporale spostato nella contemporaneità, sono invece venuti in seguito, dopo aver riflettuto molto sul taglio da dare alla storia.
- La tua passione per il movimento artistico dei Preraffaelliti traspare da ogni pagina del romanzo. Ci sono altre correnti artistiche che ti rappresentano?
Amo artisti molto differenti tra loro. Mi piacciono i colori della Pop Art, ma adoro anche le linee di Toulouse Lautrec, riprese da Schiele. Mi appassionano soprattutto le vite dietro le opere. Anche quelle meno famose. A volte è interessante chiedersi perché alcune opere siano arrivate fino a noi e siano tanto conosciute e apprezzate, mentre di altre si sappia così poco, nonostante il loro valore artistico.
- Vorrei ora parlare della Romina dietro il romanzo. Come sei approdata alla scrittura? Hai seguito un percorso specifico?
Ho seguito la mia ispirazione e la mia curiosità. E poi, sono stata molto fortunata perché ho incontrato sul mio percorso persone, professionisti, che mi hanno insegnato molto e mi hanno dato consigli che ho cercato di seguire. Ho scritto il mio primo libro, Amailija, in un momento per me difficilissimo. Se lo rileggo ora, mi sorprendono invece la sua leggerezza, le sue atmosfere tra la leggenda e il sogno e l'ironia di alcuni passi. È come se scrivere quella storia mi avesse aiutata a tirare fuori quanto in quel momento mi mancava, bilanciando la mia realtà. Devo moltissimo a quel libro. Mi ha fatto capire che in fondo avevo sempre creato storie, ma le avevo tenute nascoste dentro di me. Potevo farlo, potevo scrivere, e dare un aspetto compiuto ai mondi sotterranei in cui mi capitava di perdermi. È stata una scoperta bellissima, di libertà, alimentata da un grande entusiasmo.
- Come ti sei trovata a doverti orientare nel mondo editoriale? Lo definiresti un universo competitivo?
La parte migliore è quando scrivo. Mi sembra anche la parte più facile! Credo che quello dell'editoria sia un universo difficile e competitivo… un labirinto. È importantissimo affidarsi a professionisti onesti (anche se a volte non è facile riconoscerli). Ma, soprattutto, lavorare con passione per migliorarsi.
- Che ne dice la tua famiglia?
Mia mamma non legge volentieri fantasy, per cui le manca parte della mia prima produzione. Ha letto gli ultimi libri (che non sono fantasy) e le sono piaciuti moltissimo. Da brava tedesca non è facile ai complimenti e ogni suo apprezzamento per me ha un valore più autentico e profondo. Mio padre mi ha sempre incoraggiata. È stata la prima persona a leggere Amailija quando era poco più che una bozza stentata e piena di tutti i possibili difetti di un'esordiente allo sbaraglio. Eppure era entusiasta e mi ha dato la forza di crederci. Mio padre purtroppo non c’è più, ma resta il mio primo lettore, sempre. Penso a lui ogni volta che comincio una storia, ogni volta che la vedo pubblicata. Avrei così tante cose da dirgli.
- Oltre alla scrittura e all'arte, ci sono altre passioni portanti nella tua vita?
La natura, gli animali! Ho due cani, che sono parte del mio cuore. Ultimamente ho scoperto il mondo affascinante dei pappagalli, creature dall’intelligenza sorprendente. Anche ora, mentre scrivo, ho i miei cani sdraiati accanto e Tito (il mio parrocchetto monaco) che sgranocchia il suo biscotto. La mattina mi saluta dicendomi «buongiorno» e quando squilla il mio telefono risponde con «pronto». È molto buffo perché imita anche i miei toni.
- Hai nuovi progetti in cantiere? Puoi darci qualche anticipazione?
Continuo sulla linea cominciata con La Medusa e proseguita con Lontano da te: scoprire opere d’arte attraverso le vite dei protagonisti, più o meno famosi, compresi i retroscena che conferiscono spessore e umanità a un mondo che rischia di restare freddo e settoriale, chiuso in un'autoreferenzialità fatta di linguaggi specialistici. Lo trovo invece così pieno di vita e di esempi straordinari, nei quali chiunque può riconoscersi. Gli artisti non sono figure inaccessibili o tormentate dal genio. Anche se convivere con un artista non sempre è facile…Questa volta, però, andremo nella Parigi di inizi Novecento, a seguire le orme di una pittrice molto particolare!
- Parlando da autrice già pubblicata, che consiglio daresti a chi sta leggendo le tue parole e vorrebbe a sua volta scrivere romanzi?
Magari potessi dare dei consigli! Forse la cosa che mi sentirei di dire è di lavorare con passione e umiltà. Non lasciare che nessuno dica cosa dobbiamo sognare o ci impedisca di farlo. Con il buon senso, però, di ascoltare i consigli di chi ammiriamo e stimiamo.
- Grazie mille per essere stata con noi, Romina! Spero di ospitare presto il tuo nuovo libro!
Grazie di cuore a te!
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