Ciao a tutti, lettrici e lettori! Perdonatemi la breve mancanza da blog, social e simili: purtroppo sono stati giorni frenetici. Ora sono tornata in tempo per recensire Ritratto di dama di Giorgia Penzo, giovanissima autrice emiliana, che mi è stato inviato dal suo agente. Nel caso ve la foste persa, qui trovate la segnalazione che ne ho fatto.
Ritratto di dama
di Giorgia Penzo
Ed: CartaCanta - 152 pagine
Brossura: 13 euro - Ebook: presto disponibile
Il viaggio di due anime che si amano da sempre e che combattono per
incontrarsi, una favola metropolitana dalle atmosfere parigine. Notte di
San Lorenzo. Seduta su una panchina di fronte a Notre Dame una ragazza
sembra aspettare qualcuno. Guillaume, studente di Storia dell'arte, la
nota da lontano. Incrocia il suo sguardo e ha un sussulto: è identica
alla famosa Belle Ferronnière ritratta da Leonardo da Vinci. Con una
immediata complicità, dal Point Zéro inizia la loro passeggiata
attraverso la Ville Lumière. I due parlano di ciò di cui è fatta la
vita: arte, fato, desideri, morte. Ma soprattutto d'amore. A un passo
dall'alba, la ragazza svela a Guillaume il suo segreto...
Ritratto di dama parte da un'ottima idea. Non voglio fare spoiler, ma posso dirvi che il Dottore stringerebbe la mano all'autrice. Si tratta però di qualcosa di intuibile: in realtà, nel momento esatto in cui la protagonista femminile entra in scena in modo attivo risulta chiaro chi sia. Ciò che non è immediata è la spiegazione di come sia successo, il che è ottimo, mi piace che le delucidazioni non arrivino subito. L'idea, appunto, è meravigliosa, ma manca l'effetto sorpresa.
Parigi è protagonista al pari dei personaggi "umani": in effetti, il mio personaggio preferito del romanzo è proprio Parigi, descritta nei dettagli. Chi la conosce bene potrà ritrovare sensazioni e idee già percepite e chi non ci è mai stato può fare un viaggio rimanendo comodamente in poltrona. Forse un po' didascalica, ma decisamente appetibile, la descrizione della città è secondo me il lato più accattivante del romanzo, quello di maggiore attrattiva.
Meno attraente è il personaggio di Guillaume: è una questione personale, io con i tipi come lui proprio non vado d'accordo. Nella vita reale non saremmo mai amici, né mi sentirei attratta da una persona del genere per più di una bottarella e via. Naturalmente questo è un punto di vista personale, quindi non prendetelo come oro colato. Gli altri personaggi hanno il loro valore, chi più chi meno. La padrona dell'appartamento, Laverne, è stupenda: gestita bene, ben scritta e modellata, le descrizioni della vita nel condominio sono verosimili, al punto da pensare più di una volta "Wow, è proprio vero, è proprio così!" nel corso della lettura.
Un personaggio che invece mi ha trasmesso sentimenti del tutto negativi è Pélagie: l'ho trovata stereotipata fino all'eccesso, come se fosse uscita da un romanzo di Colette, con la differenza che Colette scriveva un secolo fa e si rivolgeva ad un pubblico medio. Non fraintendetemi, io adoro Colette, la trovo un'autrice potente, ma come ogni autore va contestualizzata: nel suo contesto, nel suo raggio d'azione, Colette era formidabile. La Penzo, che vuole rivolgere il romanzo a lettori consapevoli ed eruditi (o almeno questo sembra essere l'intento del romanzo, sia per il linguaggio che usa che per le tematiche), appartiene ad un contesto differente, in cui dunque un personaggio come Pélagie non ha alcun senso.
Lo stile e il linguaggio, sebbene siano forse un po' manierosi, sono perfettamente fruibili. Non ci sono refusi o errori, quindi anche da un punto di vista di editing il lavoro è stato ottimo. Inoltre la breve lunghezza del romanzo fa sì che possa essere letto in tempi del tutto ragionevoli. La copertina, inoltre, è accattivante, lo sguardo è portato a focaizzarsi sugli occhi della dama ed è un tipo di cover che mi attira moltissimo.
Stupenda la presenza leonardesca nel romanzo: sono molto appassionata di Leonardo da un punto di vista di simbologia e sublimazione dei significati, quindi ritrovare un suo dipinto nel libro è stato motivo di grande gioia! Grazie per questa perla! Il titolo stesso del romanzo, in effetti, è un riferimento al quadro, il che mi fa ancora più felice.
Nel complesso voglio dare a Ritratto di dama tre cuoricini su cinque, perché parte da una base davvero ottima: il grande talento dell'autrice, un'idea brillante e un'ambientazione stupenda, ma avrebbe potuto essere migliore in qualche punto. Si tratta comunque di un bel libro, che personalmente ho apprezzato e che è probabile che rileggerò in futuro. Lo consiglio agli amanti delle love stories, a chi apprezza un pizzico di magia e a chi voglia ritrovarsi catapultato a Parigi per qualche ora!
Parigi è protagonista al pari dei personaggi "umani": in effetti, il mio personaggio preferito del romanzo è proprio Parigi, descritta nei dettagli. Chi la conosce bene potrà ritrovare sensazioni e idee già percepite e chi non ci è mai stato può fare un viaggio rimanendo comodamente in poltrona. Forse un po' didascalica, ma decisamente appetibile, la descrizione della città è secondo me il lato più accattivante del romanzo, quello di maggiore attrattiva.
Meno attraente è il personaggio di Guillaume: è una questione personale, io con i tipi come lui proprio non vado d'accordo. Nella vita reale non saremmo mai amici, né mi sentirei attratta da una persona del genere per più di una bottarella e via. Naturalmente questo è un punto di vista personale, quindi non prendetelo come oro colato. Gli altri personaggi hanno il loro valore, chi più chi meno. La padrona dell'appartamento, Laverne, è stupenda: gestita bene, ben scritta e modellata, le descrizioni della vita nel condominio sono verosimili, al punto da pensare più di una volta "Wow, è proprio vero, è proprio così!" nel corso della lettura.
Un personaggio che invece mi ha trasmesso sentimenti del tutto negativi è Pélagie: l'ho trovata stereotipata fino all'eccesso, come se fosse uscita da un romanzo di Colette, con la differenza che Colette scriveva un secolo fa e si rivolgeva ad un pubblico medio. Non fraintendetemi, io adoro Colette, la trovo un'autrice potente, ma come ogni autore va contestualizzata: nel suo contesto, nel suo raggio d'azione, Colette era formidabile. La Penzo, che vuole rivolgere il romanzo a lettori consapevoli ed eruditi (o almeno questo sembra essere l'intento del romanzo, sia per il linguaggio che usa che per le tematiche), appartiene ad un contesto differente, in cui dunque un personaggio come Pélagie non ha alcun senso.
Lo stile e il linguaggio, sebbene siano forse un po' manierosi, sono perfettamente fruibili. Non ci sono refusi o errori, quindi anche da un punto di vista di editing il lavoro è stato ottimo. Inoltre la breve lunghezza del romanzo fa sì che possa essere letto in tempi del tutto ragionevoli. La copertina, inoltre, è accattivante, lo sguardo è portato a focaizzarsi sugli occhi della dama ed è un tipo di cover che mi attira moltissimo.
Stupenda la presenza leonardesca nel romanzo: sono molto appassionata di Leonardo da un punto di vista di simbologia e sublimazione dei significati, quindi ritrovare un suo dipinto nel libro è stato motivo di grande gioia! Grazie per questa perla! Il titolo stesso del romanzo, in effetti, è un riferimento al quadro, il che mi fa ancora più felice.
Nel complesso voglio dare a Ritratto di dama tre cuoricini su cinque, perché parte da una base davvero ottima: il grande talento dell'autrice, un'idea brillante e un'ambientazione stupenda, ma avrebbe potuto essere migliore in qualche punto. Si tratta comunque di un bel libro, che personalmente ho apprezzato e che è probabile che rileggerò in futuro. Lo consiglio agli amanti delle love stories, a chi apprezza un pizzico di magia e a chi voglia ritrovarsi catapultato a Parigi per qualche ora!
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