venerdì 29 giugno 2018

DOMINO LETTERARIO | "Washington's Spies" di Alexander Rose

Buondì, lettori cari! Oggi ci dedichiamo ad una recensione particolare: per il Domino Letterario di questo mese ho deciso di recensire uno dei volumi che ho utilizzato per la mia tesi di laurea. Washington's Spies. The story of America's first spy ring è un saggio pubblicato da Alexander Rose che tratta il tema del Culper Ring e dello spionaggio in una delle rivoluzioni più note. Scopriamolo insieme!


Washington's Spies. The story of America's first spy ring
di Alexander Rose
Ed: Bantam - 369 pagine
Ebook: 9.25 euro - Brossura13.30 euro

Based on remarkable new research, acclaimed historian Alexander Rose brings to life the true story of the spy ring that helped America win the Revolutionary War. For the first time, Rose takes us beyond the battlefront and deep into the shadowy underworld of double agents and triple crosses, covert operations and code breaking, and unmasks the courageous, flawed men who inhabited this wilderness of mirrors, including the spymaster at the heart of it all.  In the summer of 1778, with the war poised to turn in his favor, General George Washington desperately needed to know where the British would strike next. To that end, he unleashed his secret weapon: an unlikely ring of spies in New York charged with discovering the enemy’s battle plans and military strategy. The men he mentored were dubbed the Culper Ring. The British secret service tried to hunt them down, but they escaped by the closest of shaves thanks to their ciphers, dead drops, and invisible ink. Rose’s thrilling narrative tells the unknown story of the Revolution–the murderous intelligence war, gunrunning and kidnapping, defectors and executioners—that has never appeared in the history books. But Washington’s Spies is also a spirited, touching account of friendship and trust, fear and betrayal, amid the dark and silent world of the spy.

Meraviglioso!

Tenendo presente che io non amo molto quel modo di fare americano da "io so' ammericano e posso fa' tutto", ho sfruttato questo libro fino all'esaurimento durante il periodo di stesura della tesi e l'ho trovato davvero valido. Adesso approfondiamo meglio le ragioni.

Troppo spesso, leggendo testi di storici americani che scrivono di storia americana mi sono trovata per le mani dei libri di buona qualità da un punto di vista saggistico, ma scarsi sotto l'aspetto dell'oggettività. La gran parte degli storici americani, quando arrivano ad occuparsi della propria storia, si ritrovano vittime di quel paradigma sociale così tipicamente americano che vuole gli USA come the land of the free because of the brave. Una bella rottura quando bisogna usare questi testi per un lavoro tesistico, perché mi ritrovo a dover scremare ben bene e scegliere tra le informazioni oggettive e quelle dettate dall'emozione personale. In Alexander Rose non ho riscontrato questa problematica: Rose espone i fatti per come sono, semplicemente, senza condire con frasi tipo "grazie a questi valorosi patrioti... la nostra terra libera e democratica..." et similia.

Proprio sull'oggettività si basa questo lavoro. Washington's Spies non vuole attribuire un valore - o al contrario un difettto - laddove non c'è. Rose non si lascia trasportare da quell'intenso patriottismo di cui i cittadini americani paiono permeati fin nelle budella: da un buono storico occorre obbiettività, non serve che elogi né critichi il passato e Rose si attiene a questa regola. L'esposizione è chiara, approfondita e lineare, la tematicha naturalmente è soggetta all'interesse del lettore perciò non può essere giudicata, e soprattutto il comparto delle note e della bibliografia è immenso, a dimostrazione del fatto che non c'è alcuna invenzione nel saggio.

Una cosa che devo dire, per amore di precisione, è che non è un testo rivolto a tutti. Non è un difetto, ma una semplice constatazione. Si tratta di un saggio complesso, molto approfondito sia nelle informazioni sia nella composizione del testo stesso, e perciò non me la sentirei di consigliarlo a chi la storia la legge per passione. Detto in parole polvere, fa un po' cascare la palpebra a chi non è abituato a un linguaggio tecnico. Personalmente, però, l'ho adorato, non ho potuto non notare la qualità del libro; soprattutto, ho apprezzato tantissimo i contenuti: il tema chiaramente mi interessa e il libro di Rose è stato un prezioso aiuto per il mio lavoro, non avrei mai pensato di sentirmi legata a tal punto ad un sagggio.

Punteggio massimo per questo volume di Rose. Ho in TBR un altro suo saggio, questa volta sulla casata britannica dei Percy, e non vedo l'ora di approcciarmici. Consiglio questo libro a chi mastica una buona terminologia storiografica e a chi desidera conoscere maggiormente una parte della Rivoluzione Americana che di solito non emerge nei libri di scuola.

mercoledì 27 giugno 2018

RECENSIONE | "Una ragazza inglese" di Beatrice Mariani

Buongiorno, lettori! L'estate è ormai iniziata ufficialmente da una settimana. Mi piacerebbe dire che sto per partire per le vacanze, ma così non è, perciò per rinfrancare lo spirito vi propongo la recensione di Una ragazza inglese di Beatrice Mariani, edito da Sperling&Kupfer e adattissimo a questi giorni calorosi!

Una ragazza inglese
di Beatrice Mariani
Ed: Sperling&Kupfer - 275 pagine
Ebook9.99 euro - Copertina rigida: 16.90 euro

È un tardo pomeriggio di giugno quando Jane raggiunge il cancello della villa dove passerà l'estate. Per lei, diplomata a pieni voti in Inghilterra, lavorare come ragazza alla pari per una ricca famiglia romana è un modo per mettere da parte qualche soldo, ma soprattutto il primo passo verso un futuro che intende scegliere da sola. Gli zii, unici parenti rimasti, la vorrebbero indirizzare a studi di economia, un percorso sensato che garantisce un solido avvenire. Ma lei non può dimenticare che i suoi genitori hanno seguito la loro passione a costo della vita, e la passione di Jane è il disegno, non i numeri. A nemmeno vent'anni, ha imparato a dar retta più al cuore che alla ragione. Il cuore, fin dal loro primo rocambolesco incontro, la spinge verso il suo datore di lavoro, Edoardo Rocca, un uomo d'affari dal fascino misterioso, zio del bambino di cui lei si deve occupare. È bello, sicuro di sé, sfuggente. Jane ne è intimorita, ma al tempo stesso attratta. Lui appartiene a un altro mondo, lo sa bene, eppure sente un'affinità che nessuna logica può spiegare. Basta una notte insonne perché si accenda una passione che sfida il buonsenso e la convenienza, non solo per la differenza di età, ma anche perché c'è qualcosa che Edoardo nasconde, segreti ed errori che stanno per travolgerlo. E, quando questo accadrà, per Jane sarà troppo tardi per mettersi in salvo.


Molto bello!

Ho cominciato con molto piacere questa lettura: dopotutto è estate ed è piacevole leggere di altre persone che scelgono di passare le proprie vacanze in modo diverso. La protagonista di questo romanzo, Jane, sceglie di passare la sua a Roma come ragazza alla pari, dopo aver concluso gli studi in uno di quegli affascinanti e terribili collegi britannici.

Confesso che, inizialmente, mi stavo domandando come mai la trama mi sembrasse così familiare. Di fatto si tratta di un retelling di Jane Eyre, trasposto un paio di secoli dopo e un pochino più a sud dell'originale. Capito questo, una parte di me si è incuriosita moltissimo dal momento che, come sappiamo, il romanzo originale si compone di alcune scene madri che forse non è sempliccissimo riproporre. Disgiungendolo da Jane Eyre per poterlo valutare con onestà, vediamo nel dettaglio cosa ne penso.

La trama è buona: non posso dire che sia ottima, ma è molto buona e mi ha fatto trascorrere ore piacevoli. Jane si trova al centro di una serie di personaggi che vivono nella villa nella quale lavora: Nick, il bambino di cui si deve occupare, la madre di Nick e sorella del padrone di casa, la coppia di custodi... e poi c'è Edoardo Rocca, il proprietario dell'abitazione, bello e impossibile e interesse amoroso di Jane. Considerando ciò che ho detto prima, non serve nemmeno che ve lo descriva, perché è un moderno e nostrano Mr. Rochester, puro e semplice, ma adeguato ai tempi diversi. Mi è piaciuta l'interazione tra Jane e Edoardo nella villa romana, anche se, per i motivi qui sopra citati, non ho potuto trovarla sorprendente.

Riguardo i personaggi, però, c'è una nota non esattamente positiva che non posso evitare di esporre. Non ho avuto l'impressione di avere davanti dei personaggi completi. Mi spiego: mi sono trovata nella condizione di non arrivare a conoscere nessuno nel profondo, a parte Jane. L'impressione che ho ricavato è stata quella di avere tante comparse utili solamente all'interazione con il personaggio principale, come se conducessero delle non-vite fino alla comparsa di Jane. Mi rendo conto che di solito è a questo che servono i comprimari, a dare spessore ai principali attori della trama, ma in questo caso è mancata quell'illusione di completezza che invece bisogna dar loro.

Sorvolando su questo particolare, però, ho trovato il romanzo molto godibile. Si tratta di una storia leggera ma non frivola, piacevole senza risultare troppo scontata, nonostante sia un retelling. Quattro stelline su cinque, mi sembrano una votazione giusta per un libro che mi ha intrattenuta e rallegrata in queste prime serate nella casa nuova.

giovedì 21 giugno 2018

RECENSIONE | "Nessuno è intoccabile" di Thomas Melis

Buongiorno lettori! Qualche settimana fa vi avevo parlato di Thomas Melis e del suo romanzo Nessuno è intoccabile. Ora, con il supporto di Butterfly Edizioni, ho avuto modo di leggerlo e vi propongo la recensione: un romanzo che mi ha colpito più di quanto immaginassi inizialmente!


Nessuno è intoccabile
di Thomas Melis
Ed: Butterfly Edizioni - 240 pagine
Ebook0.99 euro (gratis con Kindle Unlimited) - Brossura: 15.00 euro

In un angolo nascosto della Sardegna, dove mare e montagna si fronteggiano, due famiglie malavitose combattono una guerra senza tempo in nome di un codice antico. Vissente Degortes e il Castigliano vogliono spazzare via la fazione avversaria dei Corràsi e imporre un dominio di sangue sulla provincia di Porto Sant'Andrea. Lungo la loro strada incontrano Giovanni Fenu, un politico ambizioso fedele a un imperativo: cogliere le occasioni che la vita regala. La discesa negli inferi della violenza più spietata. Il dovere della vendetta. I rapporti con le organizzazioni criminali nazionali, la politica in cerca di voti e la speculazione imprenditoriale senza scrupoli. In una terra che non vuole padroni e dove vale una sola regola: nessuno è intoccabile.

Molto bello!

Confesso che normalmente non amo troppo i racconti che parlano di famiglie malavitose, non per un insano desiderio di chiudermi nel bozzolo e fingere che non esistano, ma semplicemente perché preferisco altre storie. Ciò detto, non avendo mai avuto modo di visitare la Sardegna mi piace molto leggere di questa zona piena di storia e di peculiarità, perciò sono stata comunque contenta di aver avuto la possibilità di affrontare Nessuno è intoccabile.

Come da sinossi, ci troviamo a Porto Sant'Andrea, dove due fazioni avversarie si fronteggiano per ottenere la supremazia sul territorio. Sono stata contenta di trovare ciò che stavo cercando, ossia una descrizione del territorio che non fosse da guida turistica. Mi è piaciuto molto trovare qua e là, intervallate alle azioni, descrizioni dell'area intrise di prospettiva soggettiva. Lentamente, man mano che si procede verso l'ultima pagina, si ottiene un quadro completo e tuttavia dettato dalle opinioni personali dei personaggi, un ottimo dosaggio di ambiente e azione. Lo stesso vale per i brani che parlano della Spagna: al contrario della Sardegna, conosco il mondo ispanico un po' meglio e il riprendere di quanto in quando questa lingua ha reso la lettura ancora più interessante, senza contare che ha dato una maggior profondità alla trama stessa.

Lo stile mi ha colpita in modo positivo: ho trovato che il ritmo del romanzo fosse incalzante, mi ha catturata fin dal primo capitolo. Le parole in lingua si inseriscono benissimo in modo da poter essere capite senza alcun problema da chi, come me, non potrebbe essere più distante dall'ambiente sardo. La trama è a sua volta avvincente, nonostante quello che ho detto all'inizio su questo genere di racconto mi sono scoperta molto ansiosa di scoprire come sarebbe andata a finire. Se proprio devo trovare una nota negativa, le dettagliate nomenclature delle tipologie di armi ha forse smorzato un po' il ritmo, ma immagino che chi abbia una cultura maggiore della mia in questo campo lo possa al contrario apprezzare molto, perciò non posso considerarlo esattamente un difetto.

I personaggi mi sono piaciuti molto: si tratta di caratteri a tutto tondo, molto verosimili nei loro pregi e difetti, che rispondono a regole sociali specifiche di un luogo e che di conseguenza si comportano. Ho amato molto il Castigliano: complesso al punto giusto, con una storia particolare ma non improbabile, secondo me è stato costruito alla perfezione.

In conclusione, quattro stelle su cinque. Mi sono trovata a mio agio tra queste pagine e raccomando la lettura a chi voglia trovarsi immerso in un ambiente particolare, in una mafia che non è solo quella delle aree meridionali del nostro paese.

martedì 19 giugno 2018

BOOKISH CHAT | La nuova libreria

Nelle scorse settimane sono stata assente, è vero: l'ultimo post risale al sei giugno, due settimane fa, distanza di tempo che di solito mi sembra enorme per la regolare programmazione, ma ho un ottimo motivo: il t r a s l o c o.

Se mi seguite da tempo, sapete che da mesi ormai mi dividevo tra Bologna, la mia città di origine, e il Monferrato. Finalmente l'epopea è finita e, dal 2 giugno, mi sono trasferita. Ho pensato fosse bello condividere con voi qualche immagine della mia casa, nello specifico della mia nuova libreria: è ancora incompleta, è ancora da sistemare, ma finalmente i miei libri sono usciti dagli scatoloni e hanno trovato una nuova collocazione.

Certo, molti dei miei amici di carta sono ancora a casa dei miei genitori, nella mia vecchia camera, ma con il tempo anche loro mi seguiranno in questa avventura! Per il momento vi mostro qualche scatto, per ritornare in pista con energia!


Non vedo l'ora di sistemare tutto. Una volta che avrò finito di portare qui i miei libri, mi dedicherò a sistemarli nell'ordine che preferisco.

Voi con quale criterio avete sistemato i vostri?



Raccontatemi come avete sistemato le vostre scaffalature: che contengano libri, dischi o oggetti personali, parlatemi del vostro spazio ordinato! Potete farlo in un commento o in una email. Alla prossima!

martedì 5 giugno 2018

SOCIAL BLOOMING | Quanto è importante l'editing

Buondì lettori, bentornati ad una nuova puntata di Social Blooming! Oggi ci ricolleghiamo a qualcosa di cui abbiamo iniziato a parlare nell'incontro precedente, ossia Bookstagram e la sua community. Vorrei approfondire con voi il discorso dell'editing e di quanto possa fare la differenza una volta creato il vostro profilo. Cominciamo!

Vorrei partire sfatando un mito: non vi serve una reflex con obbiettivi e softbox da 3000 euro per fare belle fotografie. O meglio, vi serve se la vostra intenzione è diventare fotografi professionisti (anche se in quel caso si apre una parentesi molto ampia sul fatto che sì, la buona fotocamera aiuta, ma se non c'è talento non si diventa i novelli Yamashita), ma se il vostro scopo è fare foto esteticamente piacevoli che possano interessare i vostri amici e lettori, allora vi basta la fotocamera del cellulare. Ormai i telefoni hanno buone capacità fotografiche, il mio iPhone 5 non è certo l'ultimo modello ma si difende con tenacia. Perciò, per cominciare, armatevi di telefono. Se in un secondo momento vorrete investire in una macchina fotografica, ben venga: io ho una Canon e mi diverte moltissimo utilizzarla, ma ci tenevo a sottolineare quanto non sia fondamentale. Perciò, una volta preparati i vostri libri e preso in mano il telefono, non vi resta che scattare.

E L'EDITING?

L'editing comincia nel momento in cui, nel mucchio di foto che avete scattato, selezionate quelle che davvero meritano di essere pubblicate. Prima di tutto, però, occorre considerare alcuni aspetti fondamentali:
  1. luminosità - una buona foto nasce già in partenza con una buona luce. Se una foto viene scattata scura, rimarrà scura. Ora, se il vostro intento era proprio una fotografia ricca di ombre e dai toni più scuri, nessun problema; se invece non l'avete fatto di proposito, l'assenza di luce nella foto originale potrà essere limitata, ma non totalmente risolta
  2. fuoco - se la foto è sfocata, in fase di editing potete al massimo limitare il danno, ma non potete metterla completamente a fuoco in un secondo momento
  3. foto mossa - se per scattare una foto dall'alto vi siete arrampicati sul lampadario e la foto è venuta mossa, dovrete rifarla, in questo caso non c'è app che tenga
Ora che abbiamo stabilito queste premesse, passiamo al vero tema di questo post. Esistono tantissimi video su youtube che possono darvi qualche dritta, vi consiglio in particolare il canale di Valeria Sunny, ma il mio intento di oggi non era proporvi esempi di filtri o di modifiche per creare un tema. Il mio intento è parlare di quanto sia importante editare una fotografia prima di postarla.

Se siete tra i fortunati che scattano una sola foto già perfetta, passate al prossimo post perché non ho nulla da insegnarvi. Se invece siete come me, ossia comuni mortali che scattano 200 foto e poi ne tengono 2, è possibile che riflettere insieme sull'importanza di questa fase del lavoro sia utile.

Abbiamo detto nel nostro ultimo post che Instagram è un racconto per immagini. Se le nostre immagini danno un'idea disordinata del nostro profilo, danno un'idea disordinata di noi. Una foto va scattata bene fin da subito, ma possiamo migliorarla, correggere le imperfezioni (entro certi limiti). Dobbiamo allora porci delle domande. Cosa voglio comunicare con questa foto? Voglio dare un'idea di pulizia e di ordine? Voglio che i colori risaltino? Voglio che il mio mondo virtuale sia tutto rosa, o blu, o giallo? Internet è un luogo dove ci si può esprimere liberamente e Instagram deve essere la vostra parete dove appendere le foto che più vi rappresentano. Ecco a cosa serve l'editing, a rendere le foto che avete fatto ancora più uniche, più belle, ancora più iconiche.

Vi farò un esempio: qui di seguito vi posterò una fotografia che ho utilizzato sul mio profilo Instagram, prima e dopo l'editing. Vi basterà guardarla per vedere la differenza.



Le impurità sono sparite, le tonalità tendenti al grigio sono state illuminate maggiormente. Non ho applicato alcun filtro. La differenza di percezione, però, si sente: le foto editate rispondono alla mia esigenza di pulizia e freschezza, due caratteristiche che sono parte della mia vita in tutto, non solo su internet. Sono foto che, indipendentemente dal soggetto, raccontano qualcosa di me. Naturalmente sono gusti personali, ripeto che questa è un'esigenza mia che risponde alle mie richieste. Ci sarà chi preferisce, in una foto simile, esaltare il blu piuttosto che il bianco. Questa foto, il modo in cui ho scelto di sistemarla, dice qualcosa di me che l'ho scattata.

Anche a questo serve l'editing: serve a rendere una foto maggiormente vostra, a prendere un'istantanea della vostra vita e a renderla definitivamente unica.

Voi come editate le vostre foto? Cosa volete che dicano di voi, una volta pubblicate? Ditemelo in un commento qui sotto o in una email, sarò felice di conoscere le vostre esperienze!

venerdì 1 giugno 2018

REVIEW PARTY | RECENSIONE | "Iron Flowers" di Tracy Banghart

Buongiorno lettori! Inizia ormai il nuovo mese mese e voglio dare il benvenuto a giugno con la recensione di di Iron Flowers, di Tracy Banghart, edito in Italia da DeA. Purtroppo come vedrete tra poco, il volume non mi ha totalmente soddisfatta. Vediamo le informazioni generali e poi viaaa verso la recensione.

Iron Flowers
di Tracy Banghart
Ed: DeA - 384 pagine
Ebook: 6.99 euro - Copertina rigida: 15.90 euro

Non tutte le prigioni hanno le sbarre. In un mondo governato dagli uomini, in cui le donne non hanno alcun diritto, due sorelle non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Nomi è testarda e indisciplinata. Serina è gentile e romantica, e sin da piccola è stata istruita per essere un esempio di femminilità, eleganza e sottomissione. Sono queste le doti richieste per diventare una Grazia, una delle mogli dell'erede al trono. Ma il giorno in cui le ragazze si recano nella capitale del Regno, pronte a conoscere il loro futuro, accade qualcosa di inaspettato che cambierà per sempre le loro vite. Perché, contro ogni previsione, è proprio l'indomabile Nomi a essere scelta come compagna del principe, e non Serina. E mentre per Nomi inizia una vita a palazzo, tra sfarzo e pericolosi intrighi di corte, sua sorella, accusata di tradimento per aver mostrato di saper leggere, viene confinata sull'isola di Monte Rovina, un carcere di donne ribelli in cui, per sopravvivere, bisogna combattere e uccidere. È cosi che entrambe si trovano prigioniere, l'una di una gabbia dorata e l'altra di una trappola infernale. Per le due sorelle la fuga è impossibile: un solo errore potrebbe significare la morte. E allora, quando non c’è soluzione, l'unica soluzione è cambiare le regole.

Sufficiente

Ci tengo a precisare che scrivere questa recensione per me non è facile. Da quando ho aperto il blog mi è forse capitato solo un'altra volta di dare una votazione così bassa a un romanzo, ma non ho davvero potuto dare di più. Per semplificarmi il lavoro voglio concentrarmi prima sui punti positivi, per poi spiegare come mai non ho apprezzato più di così.

Lo stile è buono, questo è innegabile. Tracy Banghart sa scrivere bene, tiene viva l'attenzione e il romanzo segue un ritmo regolare, senza attraversare fasi lente o eccessivamente rapide. Si tratta di una storia ben costruita, con i colpi di scena nel posto giusto e con una buona lunghezza dei capitoli, che donano un andamento vivace alla storia. Buona l'alternanza dei POV, permette di cogliere differenti idee sulla trama, differenze di percezione riguardo gli eventi in corso che da un lato consentono al lettore di immergersi di più nella storia, mentre dall'altro permettono di cogliere meglio lo sviluppo dei personaggi, il loro cambiare opinioni e idee. Sotto questo aspetto Iron Flowers è un ottimo testo, ben costruito e ritmato a dovere: non conosco l'autrice da testi precedenti, ma sembrerebbe proprio che non sia alle prime armi e che abbia accumulato una buona esperienza. Se così non fosse, tanto di cappello perché dimostra davvero di essere dotata.

Il fatto stesso che il romanzo sia molto incalzante è un chiaro segno del talento dell'autrice. Nonostante il mio voto rimanga basso, ammetto che non sono riuscita a staccarmi dalle pagine neanche un attimo. So che può sembrare un controsenso: aver trovato questo libro incalzante si scontra un po' con il fatto di non averne apprezzato alcune parti. Eppure è così, lo stile e il ritmo rendono la storia accattivante, ma...

Dal mio punto di vista, purtroppo, questo talento è stato sviluppato nel modo sbagliato. Il romanzo era pieno di potenzialità, come abbiamo appena visto, ma Tracy Banghart non è arrivata al mio cuore. Mi spiego meglio: sono una fan del genere Y/A, mi piacciono le storie distopiche in cui la ragazzina di turno salva il mondo. Il problema di Iron Flowers non sono le premesse, ma lo sviluppo: tutto era già visto.

Siamo in un non meglio precisato futuro, in cui c'è l'elettricità e c'è il treno. Vogliamo fare un elenco dei romanzi Y/A in cui questo succede? Cominciamo con Regina Rossa e finiamo con Hunger Games. Siamo in una società in cui le donne possono sperare di diventare mogli del principe (di nuovo, Regina Rossa) oppure mogli di uomini scelti per loro dalle loro famiglie oppure ancora membri della servitù che sono più oggetti che persone. Qui le donne non possono leggere o studiare (sento Margaret Atwood che dice "oh really?"), non hanno alcuna forma di indipendenza e la massima aspirazione è proprio quella di sposare uno dei reali. I suddetti reali sono due fratelli (non sto nemmeno a citare altri titoli perché ce ne sono troppi) e a tal proposito, senza fare spoiler perché sapete che non li apprezzo, ma il plot twist finale è assolutamente prevedibile.

Una differenza con i romanzi che ho citato qui sopra è la dualità delle protagoniste. Qui abbiamo due ragazze distinte, ciascuna con peculiarità diverse, eppure solo Serina per me ha rappresentato una vera novità, perché di Nomi ce ne sono un sacco in giro per i mondi letterari e francamente avrei sperato in un lavoro migliore.

In conclusione non posso dare più della sufficienza, che penso sia comunque meritata visto che il romanzo mi ha effettivamente tenuta sveglia. Volendolo analizzare in tono più profondo, però, Iron Flowers non si spinge oltre. Tutto è troppo già visto: un buon autore deve essere anche in grado di inventare cose nuove. Esempio per tutti: ormai di storie con gli zombie ce ne sono a fiotti, ma il prendere gli zombie e reinventarli finisce per rendere questo espediente nuovo e florido. Qui non avviene questo salto in avanti. Due stelline su cinque.